Nel secondo incontro radiofonico tra Giancarlo Lucariello e Fabio Martini, trasmesso l'1 febbraio dagli studi della romana RTR 99 Radio Ti Ricordi, l'ex produttore dei Pooh ha ripreso l'ideale percorso a ritroso nella narrazione degli eventi che lo hanno visto proficuamente collaborare agli inizi degli anni '70 con il gruppo di origine bolognese. La prima parte della recensione è disponibile nell'articolo "Forse ancora poesia - Giancarlo Lucariello si racconta a radio RTR 99".
La narrazione ha ripreso il suo corso dal 1973, anno fondamentale per i Pooh perché vide l'ingresso in formazione di Red Canzian dopo la defezione di Riccardo Fogli e la consacrazione del gruppo nel panorama musicale italiano con la pubblicazione dell'album "Parsifal", pietra miliare della loro discografia. E non è solo la rivista Rolling Stone Italia con la sua classifica dei 100 dischi italiani più bellli a dirlo. «A livello di album assolutamente», ha commentato Lucariello. «C'era un discorso, un cammino da portare avanti [...]. Proseguimmo nonostante il grandissimo dolore, la grandissima assenza di Riccardo. "Parsifal" è un album meraviglioso ed è un brano che ha segnato molto la mia carriera».
"Proseguimmo nonostante il grandissimo dolore, la grandissima assenza di Riccardo. "Parsifal" è un album meraviglioso ed è un brano che ha segnato molto la mia carriera."
Il produttore ha spiegato che la lavorazione dell'LP partì con la realizzazione della title track, sviluppata con il preciso scopo di comporre una canzone di diversi minuti che avesse una spiccata connotazione rock sinfonica: «Fu una idea di produzione [...], d'accordo chiaramente con tutti. Era il momento di affrontare un brano ancora più deciso di "Alessandra", un brano così lungo, importante, sinfonico, lirico. Registrammo l'album in Via Moretto da Brescia, dove avevamo già inciso i primi due album, "Opera prima" e "Alessandra". Erano gli studi della Compagnia Generale del Disco, la CGD, della famiglia Sugar. Ci volle un anno per completare l'album fra composizione e prove».
Alla domanda su come si svolgevano le giornate lavorative del gruppo, Lucariello ha spiegato: «Appena finito un disco si pensava già al seguente perché eravamo coinvolti in un meccanismo di scadenze: l'industria ci chiedeva di essere presenti almeno una volta all'anno, una volta all'anno e mezzo massimo con l'LP. Perciò quando fu finito "Alessandra" pensammo a "Parsifal" [...]. In quell'album ci fu la consacrazione di Dodi come chitarrista. Ci fu anche la consacrazione di Roby come compositore, di Negrini che nel testo di "Parsifal" fu straordinario».
Martini ha poi osservato come il passaggio in CGD abbia comportato un netto stacco dai testi scritti durante la permanenza dei Pooh sotto contratto Vedette. Un esempio emblematico dei testi impegnati del gruppo è "Pierre", da "Poohlover" sel 1976, ma in realta ci fu un predecessore, "Lei e lei" del 1973, centrato su di un amore omosessuale femminile.
Una curiosità relativa ai vari supporti su cui venne pubblicato "Parsifal", vede il brano "Lettera da Marienbad" come lato B del singolo "Io e te per altri giorni" ma incluso solo nella versione Stereo8 dell'album, restando per molti anni inedito su LP fino al 1984, quando comparve nell'antologia "I Pooh 1981-1984 e tutto quanto mai apparso su long playing". «"Io e te per altri giorni" fu innovativo come singolo», ha spiegato Lucariello. «Ebbe un grandissimo successo, arrivò anche lei numero uno, fu una canzone molto molto importante [...]. Si decise come secondo singolo "Infiniti noi" [...]. Quando uscì "Parsifal" provai un senso di certezza: quello era un tempo ed un mondo dominato dai 45 giri, ma "Parsifal" era il brano importante di un album importante».
Il discorso si è poi spostato sull'album "Alessandra" e gli anni '70: «In quegli anni di nostra crescita di tutto quello che accadeva in Italia ce ne siamo stranamente accorti, almeno io, dopo: eravamo talmente presi dal lavoro, dallo stare dietro al successo, che non abbiamo vissuto forse quel tempo, quell'età. Per quel lavoro, quel successo, il dovere di essere in promozione, il dovere di uscire col disco, il dovere di non tradire chi ci stava seguendo [...]. Non abbiamo vissuto il mondo, il tempo perché si stava in studio di registrazione con l'emozione di pensare al nuovo disco».
Martini ha poi sottolineato come, nel 1972, ci fosse per i Pooh la necessità di riaffermarsi subito, di confermare il successo ottenuto grazie ai 45 giri ed all'album dell'anno precedente. «Non fu facile perché venivamo da due "cannoni"», ha confermato Lucariello. «Parliamo di "Noi due nel mondo e nell'anima", terzo singolo di quel periodo, degli anni di grande successo. Devo dire che Roby compose una strofa meravigliosa, che mi colpì subito dal primo momento, appena sentito il materiale che stavamo mettendo da parte per "Alessandra". Fu molto difficile giungere alla conclusione della canzone: [...] ci voleva un ponte di congiunzione fra la strofa ed il ritornello. Eravamo quasi alla fine del lavoro di composizione, ma non veniva. Eravamo negli uffici di Roma della Compagnia Generale del Disco, CGD, c'era un pianoforte [...]. A Roma, in Viale Mazzini 114B, Roby si mise al pianoforte, io vicino ed arrivammo alla conclusione della canzone [...]. E' un pezzo meraviglioso, di grandissima classe, un pezzo che secondo me dura nel tempo. E' molto attuale ancora oggi».
Nell'osservare quanto le canzoni contenute nei 45 giri fossero belle indipendentemente dal fatto che si trattasse del lato A o del lato B, Martini ha domandato quanto fosse difficile scegliere i brani adatti. Lucariello ha spiegato che sia lui sia i Pooh ne curavano la selezione, andando in controtendenza in un periodo in cui era prassi pubblicare sul lato A del singolo il brano su cui la casa discografica puntava e sul retro un pezzo più "debole": «Ci tenevamo tantissimo. Comprare un 45 giri non era per noi comprare una sola canzone: [...] era importantissimo dare a chi acquistava il disco due belle canzoni. E' chiaro che la facciata A era quella che a noi sembrava la più forte [...]. Ho lavorato con un grandissimo artista compositore, Roby Facchinetti, di conseguenza per me era facile scegliere».
Tornando con la memoria alle iniziative di Lucariello come produttore, è stato d'obbligo citare il tour di quattro date in altrettanti teatri italiani tenuto nel dicembre del 1972 dai Pooh, accompagnati da una orchestra composta da 40 elementi: il 2 al "Petruzzelli" di Bari, il 3 al "Mediterraneo" di Napoli, il 4 al "Sistina" di Roma e l’11 al "Manzoni" di Milano. Lucariello ha spiegato che si trattò per lui della realizzazione di un sogno: «Ci sono riuscito grazie al successo ottenuto con i primi dischi. Avevamo un po' carta bianca, avevo la possibilità di avere idee e realizzarle e la mia idea era quella di portare i Pooh con l'orchestra sinfonica in giro per l'Italia. Un sogno indimenticabile, assolutamente indimenticabile». Diviso in due tempi, lo spettacolo si apriva con l’orchestra che, a sipario chiuso, attaccava il movimento di "Col tempo, con l’età e nel vento". Quando si apriva il sipario vi era solo l’orchestra sul palco. Poi, mentre dall’alto calavano le gigantografie dei quattro Pooh, uno alla volta entravano Stefano, Roby, Dodi e Riccardo.
AlessandraUn accenno è stato riservato alla copertina dell'album "Alessandra": Lucariello ha spiegato che la foto dei due bambini proviene da un poster portatogli in regalo insieme ad altri dagli Stati Uniti. L'immagine gli piacque così tanto da decidere di usarla. Il titolo invece è il ricordo di un lieto evento: la nascita della prima figlia di Facchinetti: «Stavamo lavorando al materiale per questo album e nacque Alessandra, la figlia di Roby», ha spiegato Lucariello. «Ebbi l'idea una delle sere che mi allontanavo da Bergamo e andavo a dormire a Milano. La mattina presto chiamai Roby e gli dissi "Dedichiamo l'album a tua figlia che è appena nata" e da lì nacque il brano "Alessandra" e le dedicammo l'LP». Poi, riferendosi a Fogli: «Questa fu l'ultima canzone che Riccardo cantò, [...] con il coro a bocca chiusa che si ripete in "Forse ancora poesia". Deriva dalla mia passione per la composizione di Giacomo Puccini "Madama Butterfly"».
Oltre alla ricercatezza nella realizzazione delle copertine degli album, la discografia dei Pooh si è distinta anche per i titoli significativi, in certi casi veri e propri riassunti dei brani. Al riguardo Lucariello ha commentato: «Non dimentichiamo che l'autore dei testi era Valerio Negrini: secondo me passa alla storia come uno dei più grandi parolieri di quel momento della storia della musica italiana. Un ragazzo di grande sensibilità, di grandissimo talento».
"Alessandra" fu inoltre l'album che sancì l'ingresso di D'Orazio nel gruppo: «E' stato il primo album con Stefano D'Orazio, amico essenziale per la maturità e per la crescita dei Pooh: ereditò anche parte del lavoro che facevo io, facendolo molto bene. Stefano sarebbe stato un grandissimo produttore se non avesse fatto l'artista, il batterista dei Pooh, l'autore dei testi».
L'ultima parte dell'intervista si è quindi spostata su "Opera Prima", il primo album realizzato con Lucariello dopo il periodo beat con la Vedette: il cambio di stile fu radicale, netto. «Con il mio arrivo nacque la produzione dei Pooh» ha spiegato, «nacque il suono dei Pooh, nacquero le prime canzoni. Prima di "Opera Prima" nacquero i singoli: "Tanta voglia di lei", "Pensiero" [...]. La nostra fu un'operazione un po' forte nei confronti della casa discografica. Avevamo pochissimi giorni di registrazione, c'era stato concesso poco tempo, eravamo tutti ragazzini: avevamo in media 23 anni. Io avevo una promessa fatta ai Pooh, "Vi farò diventare il gruppo più importante della storia italiana", fatta con l'incoscienza del tempo, dell'età. Ci diedero una settimana di tempo di studio a disposizione e in quella settimana registrammo sia "Tanta voglia di lei" che "Pensiero" e parte dell'album che completammo dopo il successo di "Tanta voglia di lei"». Brano che comportò un cambio di rotta stilistica del gruppo grazie all'interpretazione di Dodi Battaglia.
Una ulteriore innovazione dal punto di vista della produzione fu la gestione dei singoli: se al tempo era prassi sfruttare il più a lungo possibile il successo di un brano, Lucariello decise diversamente: «Sempre con l'incoscienza dell'età e un po' di arroganza mi imposi alla direzione artistica, allora di Crepax, dicendo: "In questo momento deve uscire il secondo singolo". Rispose: "Ma come, dobbiamo sfruttare l'altro". "No, si dimenticano dei Pooh se aspettiamo". Riuscii a farcela, ad impormi e uscì "Pensiero", andò in classifica nell'allora hit parade: "Tanta voglia di lei" al primo posto, entrò "Pensiero" al terzo posto e si diedero il cambio. In pochissimi mesi i Pooh erano già diventati molto importanti, quantomeno molto ascoltati, con molte copie di dischi venduti, molto successo».
Lucarielo ha poi spiegato come si accorse dei Pooh e delle loro potenzialità: «In un vecchio locale di Roma che non c'è più, li ascoltai [...] e lì in quel momento decisi di essere loro produttore senza dirlo a loro, però. Guardandoli pensai che loro potevano essere la mia realizzazione del sogno ed io potevo esserlo per loro. Fra presunzione e intuizione ero un po' visionario forse in quel momento, ma vidi la possibilità di realizzare un sogno».
L'ultimo ricordo di Lucariello è stato riservato al Maestro Monaldi, direttore d'orchestra e arrangiatore che per molti anni collaborò con i Pooh e ne caratterizzò lo stile nella prima metà degli anni '70: «Gianfranco Monaldi fu scelto da me quando decisi di produrre i Pooh perché fra i musicisti che frequentavano la Compagnia Generale del Disco, la CGD, era un arrangiatore che scriveva gli archi benissimo, con grande cultura classica e melodica. E' stato un compagno meraviglioso per questi album [...]. Un plauso a un meravigioso tassello: il gruppo si completava con gli archi di Gianfranco Monaldi [...]. I Pooh per i loro 50 anni hanno scelto "Pensiero": l'hanno rielaborata e riarrangiata benissimo, quando l'ho vista l'ho trovata emozionantissima, realizzato bene il video, realizzata bene la canzone ed è stato molto emozionante il ritorno di Riccardo nel video».
Ascoltare l'intervista a Giancarlo Lucariello è stato emozionante ed istruttivo, in quanto voce autorevole di un periodo importantissimo nella storia aritstica dei Pooh. Il produttore romano fu l'incontro decisivo che decretò il proseguo del progetto artistico di Valerio Negrini e dei suoi compagni, infondendo quella spinta essenziale che permise loro di assumere una propria identità stilistica e di lavoro, emergendo così nell'affollato panorama musicale italiano.