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Детали релиза : Lucio Battisti - Lucio Battisti, La Batteria, Il Contrabbasso, Eccetera (1976/2003) [FLAC (tracks + .cue)]

AlbumLucio Battisti - Lucio Battisti, La Batteria, Il Contrabbasso, Eccetera (1976/2003) [FLAC (tracks + .cue)]
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Lucio Battisti - Lucio Battisti, La Batteria, Il Contrabbasso, Eccetera (1976/2003) [FLAC (tracks + .cue)](кликните для просмотра полного изображения)
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Artist: Lucio Battisti
Album: Lucio Battisti, La Batteria, Il Contrabbasso, Eccetera
Released: 1976/2003
Label: Numero Uno; BMG Ricordi S.p.A.
Catalog #: 74321 948192
Genre: Rock; Pop; Soft Rock; Progressive Rock; Electronic; Disco; Chanson; Funk / Soul; World
Country: Italy
Duration: 00:42:54

Tracklisting:

01. Ancora Tu [4:46]
02. Un Uomo Che Ti Ama [6:09]
03. La Compagnia [5:52]
04. Io Ti Venderei [4:34]
05. Dove Arriva Quel Cespuglio [4:13]
06. Respirando [4:59]
07. No Dottore [5:46]
08. Il Veliero [6:01]
09. Ancora Tu (Ripresa) [0:38]
Info
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Review written by cece65 for debaser.it (August 21, 2005 at dawn)
Vote 5/5

Lucio Battisti era in quel periodo immerso in una serie di viaggi e di ricerche musicali che lo hanno portato dapprima in Sudamerica (e da qui Anima latina), poi negli Stati Uniti, e così nascerà questo strano album che allora non tutti capirono, visto che anticipava di circa un anno quella che poi sarebbe divenuta in Italia la moda del momento, la disco-music o “cassa in quattro”, che dir si voglia.

Bisogna dire che Lucio è sempre stato con le orecchie dritte su tutto quello che accadeva in campo musicale, e su quello che magari doveva ancora accadere, e come tale si dimostra in questo disco del 1976 dove dà sfogo alla sua convinzione che “le canzoni sono come schede perforate da inserire in un computer (allora i computer erano quelli a scheda, oggi ne esistono ancora rari esemplari). Se si sbaglia la perforazione per quello che riguarda la ritmica, la scheda verrà sputata fuori dalla macchina e la gente non sentirà mai né la musica né le parole”.
Già il primo pezzo, che era poi anche il singolo, ne è un lampante esempio. “Ancora tu”, un pezzo allora adattissimo alle discoteche, dove un cantato in stile colloquiale fa da sfondo a un tappeto sonoro contrappuntato da basso e batteria. Il disco si chiama appunto La batteria, il contrabbasso, eccetera per far notare la supremazia della sezione ritmica in confronto al resto degli altri strumenti non per sminuirne l’importanza, anzi, ma appunto per confermare questa sua convinzione che peraltro aveva già fatto capolino nel precedente album Anima latina, soprattutto in “Due mondi”.
“Un uomo che ti ama” è una bella canzone che era tra l’altro apparsa un mese prima nella versione di Bruno Lauzi, con il momento topico del “sorriso trasparente come la tua bella fronte, oh no! L’offerta del tuo seno orgoglio dell’animale sano, oh no!”. “La compagnia” è una ripresa di un vecchio pezzo del repertorio di Marisa Sannita, fra l’altro una delle poche canzoni da lui cantate e non da lui scritte (Mogol-Donida)
“Io ti venderei” rimanda, sia come atmosfera generale, con l’Eminent, sia come line-up, alle sessions di Anima latina, da cui evidentemente fu esclusa perché non molto attinente con quell’album.
Deboluccia, invece, “Dove arriva quel cespuglio”, mentre poi arriva una sorta di concepì in due brani, “Respirando”, dove si parla di un incidente di macchina dove lui apparentemente muore e si immagina la sua “lei” al funerale, mentre un brusco risveglio avviene in “No dottore”, dove invece scopre che a morire nell’incidente è stata lei.
Poi arriva il pezzo forte dell’album, “Il veliero”, un brano che si rivelerà molto in anticipo sui tempi e che va ben oltre le atmosfere disco-music, addirittura simile a certe atmosfere house anni ’90. A fare risultare vincente tutto il pezzo è proprio l’incedere quasi ipnotico di basso e batteria, con un cantato che entra dopo oltre due minuti.
A chiudere il disco c’è una brevissima, ma deliziosa, versione acustica di “Ancora tu”, quasi a volere dimostrare come quest’album avrebbe potuto essere molto diverso se suonato solo con strumenti acustici.

Mitica è anche la copertina, con Lucio che sguazza allegramente in una pozzanghera.
Un disco che andrebbe certamente rivalutato e riascoltato con attenzione, se non altro per non perdersi certi giri di basso.
Review written by Marco Jeannin for rockol.it (September 14, 2017)
Nel 1976 Lucio Battisti è ancora una volta in anticipo sui tempi. Questa volta, tocca al funky pop, alla disco music, che in Italia esploderà soltanto l’anno successivo,con la colonna sonora del film “La Febbre del Sabato Sera”, grazie a gruppi come Kool & the Gang, Tavares, Bee Gees, e con la super hit, sempre del 77, “I remember yesterday” della premiata ditta Giorgio Moroder / Donna Summer.
Battisti anticipa i ritmi sincopati e serrati, la cassa in quattro, la predominanza degli intrecci della batteria e del basso che caratterizzeranno gli arrangiamenti e lo stile disco di quegli anni.


E’ appena tornato dagli States, ed è tornato con un bagaglio musicale tutto da sperimentare.
Ancora in coppia con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol, Battisti compone le musiche di un disco che avrà grandissimo successo, e resterà al vertice delle classifiche italiane per quattro mesi.

Questa volontà di incentrare gli arrangiamenti sugli strumenti portanti del ritmo, di esplorare e giocare su nuove influenze che lo divertono e lo conquistano, è già annunciata nel titolo dell’album.
Certo le melodie sono sempre di grande qualità, i testi raccontano angolazioni della realtà nuove o insolite, e insomma non si rinuncia alla qualità che definisce la produzione di Lucio Battisti; soltanto si passa, ancora una volta, ad esplorare nuove strade. Se il precedente “Anima latina” aveva avuto una veste più sperimentale, questa volta ci si lascia andare al richiamo dei groove, al divertimento da discoteca.

La traccia che apre l’album è la celeberrima “Ancora tu”.
Il basso e la batteria creano un intreccio perfetto, la chitarra ritmica di Ivan Graziani, tastiere elettriche e synth arricchiscono la base su cui poggia il testo. Un dialogo, o parte di esso, tra due amanti che si incontrano tempo dopo la fine della loro relazione. Tra ironia e tenerezza si scopre che nulla è cambiato, “sei ancora tu, purtroppo l’unica”, ammette Battisti, arrendendosi all’evidenza di una storia che non è mai finita".

“Un uomo che ti ama” è scandita dal fraseggio ritmico basso/chitarra. I synth creano una base aerea, sospesa. Ancora si parla d’amore, ma in modo scarno e passionale. Battisti grida, si arrampica su falsetti irraggiungibili, canta con l’istintività e la naturalezza che gli sono propri.

“La compagnia” è la cover di un brano scritto da Carlo Donida e Mogol, interpretato da Marisa Sannia nel 1969. Su una base terzinata, semplice e bellissima, Battisti entra nei panni di un uomo che comincia a scorgere la luce di un nuovo inizio alla fine di un lungo periodo oscuro. Il cantautore reatino dà ancora una volta prova di saper mettere a nudo l’anima con la voce, il falsetto nell’inciso commuove e scuote. Chiude il brano il solo al sax di Claudio Pascoli.

Con “Io ti venderei” si torna a ritmiche asciutte, pulsanti. Il testo è pungente, caustico, la melodia ondeggia sull’armonia creata dalle tastiere e il riff del basso.

“Dove arriva quel cespuglio” è un sogno ad occhi aperti, un progetto di futuro. A contrasto con il testo, la canzone è vagamente oscura. La ritmica è sostenuta, le tastiere e le chitarre creano una base arricchita da echi evocatori di spazi vuoti, da definire.

“Respirando” è una ballad in stile mariachi, i synth sostituiscono i fiati caratteristici del genere, e l’andamento pigro e trascinato del basso e le chitarre richiamano il caldo calore messicano. La base sostiene un testo spiazzante, la storia di un suicidio per amore che si trasforma in un festoso ricongiungimento con l’amato.

L’inquietante “No dottore” è un delirio in musica, un monologo, un incubo a tinte forti. La base commenta, discreta, aumentando il disagio evocato dal testo. A sorpresa poi la canzone si apre in uno sviluppo arioso, leggero, solare, per poi ripiombare nel sogno allucinato. Battisti ne è interprete istrionico, geniale, visionario.

Chiude l’album “Il veliero”. Vero momento di disco music, cassa in quattro, riff funkeggianti della chitarra elettrica, il basso che ripete il suo giro avvitandosi su se stesso, charleston semi aperto, martellante, insomma l’andamento tipico del sound che in quel periodo spopolava nelle discoteche statunitensi.

Si chiude così un disco, trascinante, atipico, divertente, che è diventato un classico che non vuole passare di moda.
Review written by Lele Boccardo for zetatielle.com (May 16, 2021)


Per la rubrica “33 giri di ricordi”: recensione e retrospettiva dell’album “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”

La Storia non è solo quella che si studia sui libri di scuola. E’ storia tutto ciò che ha contribuito al nostro sviluppo sociologico e che ha segnato gli eventi culturali. Ogni contesto storico è stato accompagnato dalla musica, colonna sonora che ha “battuto il tempo” e raccontato in modo indelebile la storia, fissandola a colpi di note nella nostra memoria. Nasce così la rubrica “33 giri di ricordi”, la musica che ha fatto la storia.

Proseguono gli appuntamenti con i 33 giri di ricordi, quelli che hanno segnato un’epoca: oggi parliamo di “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”.
1976

Viene lanciato sul mercato il primo supercomputer commerciale, il Cray-1, realizzato da Seymour Cray. L’IBM introduce il primo tipo di stampante lasr, l’IBM 3800.

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ammette, con undici voti favorevoli e uno contrario, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).

Il 14 gennaio esce il primo numero del quotidiano La Repubblica.

Milano, dopo un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, vengono arrestati i brigatisti Renato Curcio e Nadia Mantovani.

Roma: scoppia lo scandalo Lockeed: vengono inquisiti gli ex ministri Mario Tanassi e Luigi Gui e il più volte presidente del Consiglio, Mariano Rumor.

Argentina: colpo di Stato militare; destituita Isabel Peròn, al potere il generale Jorge Rafael Videla.

Seveso: una nube tossica crea vittime e rende inagibile per anni una vasta area attorno all’industria ICMESA.

Roma: viene emessa la sentenza di primo grado nel processo per il massacro del Circeo: ergastolo per Gianni Guido e Angelo Izzo, ergastolo in contumacia per Andrea Ghira.

Peppino Di Capri, vince il 26° Festival di Sanremo con “Non lo faccio più”.

Anno d’oro per il tennis italiano: Adriano Panatta vince a Roma gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros a Parigi. La Nazionale Italiana di tennis, capitano non giocatore Nicola Pietrangeli, conquista per la prima (ed unica) volta la Coppa Davis, battendo il Cile 4-1. Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, sono i quattro moschettieri azzurri.

L’AC Torino vince lo scudetto, il settimo, ventisette anni dopo la tragedia di Superga. Capocannoniere, per la seconda volta consecutiva, Paolino Pulici, con 21 reti.
Lucio Battisti - Nella foto Gigi Radice, portato in trionfo dai giocatori del Toro, il giorno dello scudetto, il 24 maggio 1976

Anima latina

Dopo il successo e i fasti dei primi anni ’70, Lucio Battisti pubblica “Anima latina”: album concepito dopo un viaggio in Sudamerica, che presenta delle marcate differenze rispetto alla produzione precedente. I brani del disco, a parte grossolani errori di missaggio, sono completamente privi di ritornello, e hanno testi piuttosto ridotti, intervallati da lunghe sequenze strumentali dominate soprattutto dalle sonorità latine degli strumenti a corda, dai cori nonché da sezioni dominate dal sintetizzatore.

Il disco, una rottura piuttosto marcata rispetto al passato, viene stroncato da critica e pubblico, salvo venire rivalutato anni dopo, tanto da essere considerato uno degli album più innovativi della storia della musica italiana.

La batteria, il contrabbasso, eccetera

Urge ritornare ai soliti standard di critica e di pubblico, quindi l’artista di Poggio Bustone si rivolge ai soliti e fidati collaboratori, il Volo (giuro che prendo a testate chi confonde la super band con i tre ex bimbiminkia simill tenori), ma dopo la prima preproduzione non è soddisfatto del lavoro. Manterrà in scaletta soltanto “Io ti venderei”.

Lucio Battisti si rivolge così ai musicisti dello studio “il Mulino”, allestito da Mogol ad Anzano del Parco, vicino a Como: Claudio Maioli alle tastiere, session man sopraffino, e soprattutto la coppia Hugh Bullen e Walter Calloni alla sezione ritmica.

“LA” sezione ritmica per eccellenza: i due hanno messo lo zampino, per meglio dire, basso e batteria, nei più importanti dischi di quel periodo, da Antonello Venditti a Loredana Bertè, passando per Gianna Nannini ed Eugenio Finardi. Il loro sound e la loro ritmica è inconfondibile, un marchio di fabbrica.

Per combinazione, negli studi limitrofi, Ivan Graziani sta curando la pre produzione del suo album “Ballata per quattro stagioni”, e viene convolto nel progetto..

Ne esce l’album più rock della produzione battistiana: uno dei capolavori più importanti e originali dell’autore.
Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera - la copertina che ritrae l'artista ciociaro che corre nel fango

La copertina

La copertina dell’album è affidata, come quasi tutte le precedenti a Cesare Montalbetti, fotografo e regista di fama internazionale, fratello di Pietruccio, fondatore dei Dik Dik, che ricorda così quelle sessions fotografiche: “Per ragioni di divergenze di opinioni, i miei rapporti con Mogol tra il ’73 e il ’75 non furono dei migliori, tanto che non partecipai alla realizzazione della copertina di “Il nostro caro angelo”.


Successivamente la mediazione di Lucio ci riportò a lavorare insieme, ma chiesi una maggiore autonomia. Nacque così la copertina di “La batteria, il contrabbasso, eccetera”, e di conseguenza il video, di cui non fui il regista ma l’autore. La foto fu scattata in una stradina sterrata che portava al laghetto nelle vicinanze del Mulino, la sala dove stava incidendo Lucio. Bagnammo la strada per rimpinguare le pozzanghere già presenti per la pioggia caduta in precedenza. Lucio, che portava sotto i vestiti una tuta da sub, dovette ripetere l’azione almeno un centinaio di volte, scivolando e facendo veri e propri capitomboli. Per aumentare l’effetto del fango gli lanciavamo, proprio davanti ai piedi, dei sassi. Alla fine del servizio era distrutto dalla fatica, e rimase a letto per un paio di giorni”.

Il videoclip a cui fa riferimento Cesare Montalbetti, diretto da Ruggero Miti, è uno dei primi, se non il primo, realizzato in Italia.

Ancora tu

Una chitarra che arriva in dissolvenza, uno stacco prepotente di rullante e un basso che gigioneggia, il testo dapprima parlato, quasi sottovoce, che poi diventa un dialogo cantato. Un mix esplosivo che consente al singolo di entrare direttamente al primo posto della Hit Parade e di rimanerci per mesi, diventando, tra l’altro, un must per i deejay dell’epoca.

Un successo senza tempo, ancora attualissimo, grazie a quella ritmica inconfondibile: batteria dal suono “strisciato” (Hugh Paghdam ci arriverà un paio d’anni dopo con i Genesis e il primo Phil Collins solista), e basso dalle influenze caraibiche, venato di jazz.

Senza dimenticare il testo, uno dei migliori scritti da Mogol che vede protagonisti due ex fidanzati, che si incontrano per caso qualche tempo dopo essersi lasciati, ma che capiscono fin da subito che la passione tra loro non è mai finita.

Una bomba, che non è bestemmia definire disco music oriented.

La compagnia

Scritta originariamente da Mogol e Carlo Donida per Marisa Sannia, viene stravolta e rallentata nell’arrangiamento da Lucio Battisti, che la trasforma in un capolavoro.

Il brano racconta il giorno dopo della fine di un amore. Il protagonista esce di casa “senza meta” fino a che non è attratto da una musica all’interno di un bar. Qui si scorderà, almeno per un po’, del suo amore perduto. Voce che urla fin quasi a spezzarsi, al limite della stonatura, coinvolgimento totale dell’interprete nel cantare un testo malinconicamente sublime, un gioiello che brilla di luce purissima.

Nel 2007 Vasco Rossi ridarà lustro alla canzone, con una cover rock oriented, semplicemente da brividi

Dove arriva quel cespuglio

La canzone venne scelta come lato B del 45 giri “Ancora tu”, singolo più venduto in Italia in quell’anno: ritmo incalzante, parla di una giovane coppia che progetta di costruire una casa (tema molto caro a Mogol).

Anche le altre tracce sono di altissimo livello, “Respirando”, “Un uomo che ti ama”, grande prova alla chitarra di Ivan Graziani, “Io ti venderei”, “No dottore” e “Il veliero”.

Giornate uggiose

“Io tu noi tutti”, rappresenta la degna prosecuzione del viaggio musicale cominciato con “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”: non a caso “Si viaggiare”, “Amarsi un pò’” e “Questione di cellule”, i tre brani migliori, sono stati realizzati dalla stessa formazione del disco precedente

Seguiranno altri due album di grande successo, “Una donna per amico” e “Una giornata uggiosa”, registrati entrambi a Londra e prodotti da Geoff Westley che darà un tocco internazionale ad arrangiamenti e suoni.

Poi il divorzio da Mogol, la pubblicazione di “E già” nel 1982, il disco della svolta e della rottura col passato, con i testi scritti dalla moglie Grazia Letizia, una pausa di quattro anni, e il nuovo corso con “Don Giovanni” del 1986, dove comincia la collaborazione con Pasquale Panella.

Testi ricchi di doppi sensi e giochi di parole, musiche che pian piano si adeguano all’elettronica pura, sparizione totale dell’artista dalla vita pubblica, promozioni non sempre all’altezza e copertine spesso imbarazzanti, non contribuiscono a rinverdire i fasti del passato, segnando un lento, inesorabile declino.

Lucio Battisti si spegnerà per sempre a Milano, il 9 settembre 1998, all’età di 55 anni.
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