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Детали релиза : Lucio Battisti - Umanamente Uomo: Il Sogno (1972/2003) [FLAC (tracks + .cue)]

AlbumLucio Battisti - Umanamente Uomo: Il Sogno (1972/2003) [FLAC (tracks + .cue)]
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Lucio Battisti - Umanamente Uomo: Il Sogno (1972/2003) [FLAC (tracks + .cue)](кликните для просмотра полного изображения)
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Описание/Треклист
Artist: Lucio Battisti
Album: Umanamente Uomo: Il Sogno
Released: 1972/2003
Label: BMG Ricordi S.p.A.; Numero Uno; Acqua Azzurra S.r.l.
Catalog #: 74321 948442
Genre: Soft Rock, Pop Rock, Europop, Chanson, World
Country: Italy
Duration: 00:34:02

Tracklisting:

01. I Giardini Di Marzo [5:34]
02. Innocenti Evasioni [3:49]
03. ...E Penso A Te [4:19]
04. Umanamente Uomo: Il Sogno. [3:24]
05. Comunque Bella [3:54]
06. Il Leone E La Gallina [3:33]
07. Sognando E Risognando [5:19]
08. Il Fuoco [4:13]
Info
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Review written by the clash for debaser.it (April 19, 2005 in the early afternoon)
Umanamente Uomo è il protagonista de “I GIARDINI DI MARZO” prima traccia toccante di quest’album. Un uomo, appunto, malinconico, nostalgico, ingenuo e sconfitto. Le sue paure, quelle di tutti i giorni, sembrano aver fine, “le mie mani come vedi non tremano più”, c’è la rinascita, ”cieli immensi e immenso amore”, ma è un attimo, solo un attimo perché “ il coraggio di vivere ancora non c’è”.

La trasgressione e la follia sessuale sono raccontate in modo più scanzonato da “INNOCENTI EVASIONI” condita dal “giradischi, le luci rosse e poi champagne ghiacciato…”. Il tono del disco ritorna più cupo dal pensiero ossessivo nei confronti di una donna provocando dolore e ansia “non so con chi adesso sei, non so che cosa fai, ma so di certo a cosa stai pensando”.

“E PENSO A TE” inizia piano con le note di un pianoforte poi sale d’intensità cantata dai cori che nel finale, sfumando, lasciano la sola voce dell’uomo sofferente intonare il proprio dolore. Segue un fischiettìo dolce, accompagnato da una chitarra sussurrata, poi dolci mormorii avvolti dalle orchestrazioni sognanti di un vero e proprio sogno…”UMANAMENTE UOMO”…e poi ancora fischiettii e mormorii …”IL SOGNO”. Segue l’elogio ad una donna che, nonostante l’ira avvelenasse il suo cuore per gelosia e i suoi occhi fossero arrossati mentre mentiva, riusciva ad essere “COMUNQUE BELLA”, con tanto di interpretazione a due facce da parte di Battisti: l’uomo-narratore da un lato e la donna dall’altro.
“IL LEONE E LA GALLINA” è una favola divertente quanto ironica in cui un cane, che ruggisce come un leone, rincorre una gallina spaventata. La storia s’intreccia a quella di due persone innamorate (?), dal loro giocoso rincorrersi simile a quello dei due animali della storia. Ballata con sola voce e chitarra. Interessante.

Ancora l’amore in “SOGNANDO E RISOGNANDO” fra atmosfere rassicuranti (buoi, uccelli e pesci) in forte contrasto con i paesaggi tutt’al più che tranquilli della città (code, semafori, posteggi, calmanti). Solo un amore da raggiungere.
Chiudono le lingue accecanti di chitarra elettrica de “IL FUOCO”, lo stesso che c’è sulla copertina, che ad un certo punto sono accompagnate da un coro inquietante (sarà l’inferno?) caotico, psichedelico…
Il sogno si è trasformato in incubo.
Review written by Viva Lì for debaser.it (March 2, 2006 in the late afternoon)
Vote 5/5

Dopo l'enorme successo ottenuto da "Emozioni" (1970) - e dopo il mezzo passo falso di "Amore e non amore" (1971) - Battisti decide di proclamarsi indipendente. Insieme a Mogol fonda la casa di produzione "Numero Uno" e pubblica, dopo quasi un anno di lavorazione, quello che è probabilmente il suo capolavoro: "Umanamente uomo: il sogno".

Si tratta di un album maturo, solido ed efficacemente robusto. Le melodie, forti e vibranti, sembrano volersi completamente distaccare dai suoni sbarazzini e vagamente hippy di "Balla Linda" o "Per una lira"; la voce di Battisti, sempre perfetta e genialmente sgraziata, sembra fondersi a meraviglia con le parole, smaliziate e a tratti persino filosofiche, di Mogol (ricordate il ritornello di "I giardini di marzo"? "L'universo trova spazio dentro me, ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è").

"Umanamente uomo: il sogno" è un album fondamentale (direi essenziale) per capire, e analizzare, il fenomeno Battisti. Che Lucio sia stato un grande autore di musiche è indubbio (qualcuno mi può smentire?) ed è anche giusto ricordare, repetita juvant, che nessuno oggi sarebbe più in grado di scrivere musiche altrettanto belle. In Italia la cultura musicale si limita a considerare artisti gentaccia come Luca Dirisio o Dolcenera (entrambi presenti, tra l'altro, al Festival di Sanremo 2006) e non ci accorgiamo, o forse facciamo finta di non accorgerci, che nemmeno i grandi vecchi della musica (De Gregori, Conte, Bennato) sanno più scrivere una partitura musicale decente. E all'estero non va tanto meglio: nemmeno i Rolling Stones sembrano più tanto in vena! Battisti è dunque l'unica ancora di salvezza. Intendiamoci: anche Lucio qualche piccolo passo falso l'ha commesso, ma, in verità, sono peccatucci risibili e dimenticabili. Con "Umanamente uomo: il sogno" Battisti va al di là delle proprie idee e delle proprie convinzioni: inventa melodie dolcissime e rarefatte (indimenticabile la lunga coda finale di "E penso a te") e manda al macero, con imprevedibile durezza, mezzo decennio (gli anni Sessanta) in un sol colpo, fa dimenticare Edoardo Vianello e Wilma Goich, e spezza le catene della monotonia: le musiche non sono più semplicemente un insieme confuso di note più o meno orecchiabili, sono un vero e proprio spartito musicale perfetto e compiuto. Le melodie, benchè assai orecchiabili, sono costruite in maniera sincopata e, il più delle volte, persino controcorrente: avete mai provato ad ascoltare attentamente "Comunque bella"? Non vi sembra una specie di colonna sonora stile cinema muto anni Venti?

L'album è un insieme entusiasmante di brani oscillanti fra il geniale il leggendario: "I giardini di marzo", indimenticabile hit che Battisti definirà, nonostante un evidente sfruttamento commerciale, un vero e proprio miracolo (è forse il punto più alto mai raggiunto dalla coppia Mogol-Battisti); "Innocenti evasioni", irresistibile presa in giro dell'antico sport italico della cornificazione ("Che sensazione di leggera follia, sta colorando l'anima mia"), musica vivace e sostenuta e curioso ammiccamento vocale che Battisti impartisce quasi ad ogni strofa; "E penso a te" abilissima miscela di romanticherie diffuse e filosofia spicciola e buonista (ma tanto, tanto bella); "Umanamente uomo: il sogno", lungo intermezzo musicale in cui Battisti può sfogare tutta la propria anima inquieta e ribelle (memorabili le intuizioni musicali fra chitarra e pianoforte); "Anche per te", bellissimo brano musicale stranamente scritto da un Mogol ispiratissimo che, per una volta tanto, sembra volersi avvicinare alle tematiche della società e quindi del sociale ("Per te che metti i soldi accanto a lui che dorme, e che offri ancora un po' d'amore a chi non sa che farne"); "Comunque bella", molto bella la musica, un po' più sciocco il testo, ma "Comunque bella"; "Il leone e la gallina" misconosciuta favoletta battistiana che Lucio canta, e narra, come se stesse raccontando una storiella dei fratelli Grimm (da riscoprire, al più presto); "Sognando e risognando" è un riuscitissimo inno all'amore e alla forza del sogno; "Il fuoco" è il giusto finale (romantico e italianissimo) che chiude, in gran bellezza, un album stupendo senza né cedimenti né cadute.

Una piccola curiosità: nella versione moderna in CD "Umanamente uomo: il sogno" contiene nove canzoni, nella vecchia versione in musicassetta le canzoni sono dieci. Sapete cosa fa la differenza? "La canzone del sole"... mica quisquilie.
Review written by Ivano Rebustini for rockol.it (August 04, 2018)
Aprile 1972: la carriera di Lucio Battisti ricomincia da qui, dopo il singolo-stuzzichino “La canzone del sole/Anche per te”; beh, stuzzichino si fa per dire, pensando soprattutto al lato B, che Francesco De Gregori non si farà scrupolo di riproporre dal vivo.

Pubblicato nel novembre del ’71, è il primo disco di Battisti per la Numero Uno, l’etichetta fondata da Mogol con il padre Mariano Rapetti, il produttore Sandro Colombini e Franco Dal Dello, nella quale Lucio entra una volta scaduto il precedente contratto. Per la Ricordi aveva prodotto quattro album e dodici 45 giri, raggiungendo sei volte il primo posto in classifica, ma la vecchia casa discografica reagisce con la rabbia dell’amante tradita, e fa uscire nel marzo del ’72 un inutile singolo, “Elena no”, dopo aver comunque già tentato di rompere le uova nel paniere con il risibile “Volume 4” e un altro 45, “Le tre verità”, nell’ottobre ’71.


Quando esce “Umanamente uomo: il sogno”, Battisti ha da poco compiuto 29 anni; realizzato “nel pieno della maturità artistica”, è la pietra miliare di un percorso che si concluderà nel febbraio dell’80 con “Una giornata uggiosa”, l’ultimo disco insieme a Mogol.

Dopo l’interlocutorio “E già”, settembre ’82, i cui testi sono scritti dalla moglie Grazia Letizia Veronesi con lo pseudonimo di Velezia, lo splendido “Don Giovanni” inaugura nell’aprile del 1986 la collaborazione con l’ombroso paroliere - scusasse - Pasquale Panella: la nuova coppia darà alla luce cinque album, copertine minimaliste, suoni elettronici, la melodia sempre più all’angolo, i vecchi fans sempre più sconcertati, finché “Hegel”, nell’autunno del ’94, assesterà la botta definitiva. Ma questa è un’altra storia, interrotta per sempre il 9 settembre 1998.
Se qualche avvisaglia del futuro ancora lontano vi si può avvertire, per esempio nella conclusiva, strumentale “Il fuoco”, quattro minuti e dieci secondi di chitarra distorta e poco altro, “Umanamente uomo: il sogno” - che, dopo settimane e settimane trascorse in vetta, risulterà il secondo 33 giri più venduto del ’72 - è comunque un disco battistiano (e mogoliano) fino al midollo, a cominciare dal primo brano, “I giardini di marzo”, che è un po’ la nuova “Pensieri e parole” (due versi su tutti: “All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri/io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli”): delicati arpeggi di chitarra, doppie voci e un certo piglio sinfonico, assecondato dagli archi arrangiati dal prezzemolo Gian Piero Reveberi.
Proseguendo in diretta, “Innocenti evasioni” appartiene al filone più ritmato; qui Lucio si diverte col pedale wah-wah (“ua ua” nelle note di copertina) e Mogol introduce il tema del fuoco, con il quale - come abbiamo visto - si chiuderà l’album e che caratterizza anche la copertina di Caesar Monti, fratello di Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik.
Tutti sull’attenti per la canzone numero tre: “…e penso a te” è uno dei punti più alti della produzione battistiana (e mogoliana). Scritto per Bruno Lauzi, che l’aveva inciso nel ’70 come retro di “Mary oh Mary”, non a caso il brano sarebbe stato ripreso a destra e manca, da Mina a Johnny Dorelli, da Ornella Vanoni a Raf, da Viola Valentino - non tutte le ciambelle riescono col buco - a Tanita Tikaram, la rivelazione di “Twist in my sobriety”, che nel ‘96 l’avrebbe cantato in inglese, intitolandolo fedelmente “And I think of you”. Semplice introduzione di piano, quasi alla Umberto Bindi, il pezzo decolla dopo un paio di minuti con un coro alla “Tutti insieme”, il celebre programma prodotto da Battisti e Mogol per la Rai, ma si conclude in chiave intimista, con Lucio che canticchia.
A questo punto arriva la title-track, solo strumentale. O meglio: la canzone si apre con una zufolata dilettantesca e zoppicante, niente a che vedere con specialisti come Daisy Lumini, fischiatrice per Morricone. Poi Lucio canta, ma a bocca chiusa. E così, trent’anni prima della provocazione hopelandish dei Sigur Rós, Battisti ci insegna che alla fine può non essere importante “quello” che si canta, ma le emozioni (ehm) che si trasmettono cantando. Con buona pace di Mogol, ugualmente accreditato come autore, ma forse quei “mmm mmm” non sono semplici “mmm mmm”.
“Comunque bella” rimanda alla vena melodico-intimista con chitarra, se non fosse che sul più bello entra l’Hammond di Gabriele Lorenzi della Formula 3 a ricordarci come Lucio guardi sempre avanti. Volendo pignoleggiare, può vagamente ricordare sia “Emozioni”, sia “La canzone del sole”; curioso il Battisti che fa pure la parte di “lei”, tornata “vestita di pioggia con lo sguardo stravolto da una notte d'amore”. Comunque bella.
Qualcuno si sarà divertito, qualcuno ancora si divertirà ascoltando “Il leone e la gallina”. Diciamo che bisogna apprezzare il particolarissimo “humour” di Mogol; per il resto siamo nel campo dello scherzo in musica, e d’altro canto “ad ognuno la sua parte/saper vivere è un arte”.
Quanto a “Sognando e risognando”, la ritroveremo un mese dopo sul retro di “Storia di un uomo e di una donna” della Formula 3, ma soprattutto darà il titolo all’album realizzato a settembre dal trio, presente al gran - si fa per dire - completo (oltre a Lorenzi, il batterista Tony Cicco e soprattutto il chitarrista Alberto Radius) in questo primo ellepi di Lucio per la Numero Uno. Voce femminile alla “Operazione Trionfo” (chissà perché mai non avrà duettato con una “vera” cantante?), il pezzo è un classico “sfizio alla Battisti”.
“Il fuoco”, come detto, richiama invece l’ambito sperimentale; resta la firma di Mogol (evidentemente autore degli “oh” che arrivano circa a metà), resta il dubbio del perché. Anche se - dovremmo averlo imparato tutti , ma qualche volta ci si ricasca - Battisti è l’uomo al quale non si deve chiedere mai.
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